Senza il dolo intenzionale, non è punibile il sindaco che allontana dall’aula il consigliere “molesto”

Corte di cassazione, sesta sezione penale, sentenza n. 27794 del 9 maggio 2017Presidente Rotundo, relatore Gianesini

A margine

Durante una seduta del consiglio comunale, il sindaco toglie la parola ad un Consigliere molesto e ne dispone l’allontanamento coatto per aver dato lettura di un testo offensivo nei suoi confronti.

Poco dopo, il Consigliere viene riammesso alla seduta potendo così svolgere le proprie prerogative.

Fermo restando che il regolamento comunale prevede, nel caso di specie, la facoltà di disporre l’allontanamento, non solo nei confronti del pubblico, ma anche nei confronti di chiunque arrechi urbamento ai lavori del consesso, il sindaco/presidente del Consiglio non è punibile per abuso d’ufficio nel momento cui dispone un siffatto allontamento a garanzia della prosecuzione dei lavori, e non per danneggiare il terzo.

L’abuso d’ufficio va infatti escluso per mancanza di dolo intenzionale, elemento tipico di questa ipotesi di reato.

Diversamente, per la configurazione del reato, l’azione del sindaco avrebbe dovuto mirare a procurare un danno ingiusto al consigliere, evento che si sarebbe realizzato solo se gli avesse impedito la prosecuzione dell’intervento e, quindi, lo svolgimento della pubblica funzione.

Tuttavia, tale circostanza non può dirsi concretizzata in quanto il sindaco, prima di procedere all’allontanamento, consulta il segretario comunale e ne ottiene il consenso.

A questo si aggiunga che il testo scritto dal Consigliere allontanato viene letto da altra Consigliera appartenente allo stesso Gruppo; che il consigliere rimane fuori dall’aula per pochi minuti, e che, una volta quietatosi, viene riammesso potendo così concludere il proprio intervento.

Appare quindi evidente che l’intenzione del sindaco non era quella di nuocere al Consigliere, ma quella di scongiurare la paralisi del Comune e, in particolare, dell’Assemblea avente all’ordine del giorno rilevanti questioni per la vita della comunità

Stefania Fabris


Stampa articolo