Pubblichiamo la recente relazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio europeo sulla lotta alla corruzione in Italia.

Il documento conferma, purtroppo, come la corruzione rimanga per il nostro paese un problema serio.

Nello specifico, l’adozione della legge n. 190/2012 segna sicuramente un importante passo in avanti nella lotta contro il fenomeno corruttivo, soprattutto attraverso le nuove politiche di prevenzione mirate a potenziare la responsabilità dei pubblici ufficiali e della classe politica e a riequilibrare l’onere della lotta anticorruzione, attualmente gravante quasi esclusivamente sulle forze dell’ordine e sulla magistratura.

Ciò malgrado, nonostante il profondo impegno profuso dalla Corte dei conti, dagli organi di contrasto, dalle procure e dai giudici, la Commissione europea sottolinea come una nuova ondata di scandali abbia recentemente fatto luce sul finanziamento illecito dei partiti politici e rivelato infiltrazioni mafiose, rimanendo rari i casi in cui sanzioni dissuasive vengono realmente comminate a pubblici ufficiali di alto rango.

Inoltre, nonostante le misure fin qui adottate, il regime restrittivo della prescrizione continua a ostacolare l’accertamento nel merito dei casi di corruzione. La disciplina sul conflitto di interessi e sui finanziamenti ai partiti politici è sotto certi aspetti insoddisfacente. Gli appalti pubblici e il settore privato continuano a essere settori a rischio.

In generale, sottolinea la Commissione, occorrono ulteriori sforzi per garantire un’applicazione ed un monitoraggio efficaci del quadro legislativo anticorruzione, in modo da garantire un impatto sostenibile sul campo.

La Commissione suggerisce, pertanto, di porre maggiore attenzione ai seguenti aspetti:

1) rafforzare il regime di integrità per le cariche elettive e di governo nazionali, regionali e locali, anche con codici di comportamento completi, strumenti adeguati di rendicontazione, e sanzioni dissuasive in caso di violazione;

2) astenersi dall’adozione di leggi ad personam;

3) rafforzare il quadro  giuridico e attuativo sul finanziamento ai partiti politici, anche prevenendo adeguati poteri di controllo e l’applicazione di sanzioni dissuasive;

4) colmare le lacune della disciplina della prescrizione, vagliando la modifica della normativa sulla decorrenza dei termini e l’adozione di norme più flessibili in materia;

5) estendere i poteri e sviluppare la capacità dell’autorità nazionale anticorruzione in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento nonché svolgere funzioni ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale; 

6) garantire un quadro uniforme per i controlli interni ed affidare la revisione contabile della spesa pubblica a controllori esterni, indipendenti a livello regionale e locale, soprattutto in materia di appalti pubblici;

7) assicurare un sistema uniforme, indipendente e sistematico, di verifica del conflitto di interessi e delle dichiarazioni patrimoniali dei pubblici ufficiali, con relative sanzioni deterrenti;

8) rendere più trasparenti gli appalti pubblici, ad esempio ponendo l’obbligo per tutte le amministrazioni di pubblicare online i conti e i bilanci annuali, insieme alla ripartizione dei costi per i contratti pubblici di opere, forniture e servizi, in linea con la normativa anticorruzione;

9) considerare la possibilità di conferire alla Corte dei conti il potere di effettuare controlli senza preavviso;

10) garantire il pieno recepimento ed attuazione della decisione quadro 2003/568/GAI del Consiglio relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato.


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