Il Garante della Privacy ha inoltrato al Governo e al Parlamento le proprie segnalazioni sui possibili rischi per la riservatezza dei cittadini derivanti dal decreto n. 69/2013.
A suscitare le perplessità dell’authority sono, in particolare, due articoli, relativi, rispettivamente, al “wi-fi libero” (art. 10) e al “fascicolo sanitario elettronico” (art. 17).
Secondo il primo articolo, coloro che offrono accessi a Internet tramite wi-fi, devono tracciare alcune informazioni sull’accesso alla rete che, ai sensi della direttiva europea sulla riservatezza e del Codice della privacy, costituiscono dati personali riconducibili ai singoli utenti.
Secondo il Garante, tale adempimento, oltre a gravare su una platea considerevole di imprese, reintroduce obblighi di monitoraggio e registrazione dei dati già soppressi per le difficoltà e gli oneri legati alla loro applicazione.
Sulla base dell’art. 17, invece, a fini di ricerca, programmazione e controllo della spesa sanitaria, Regioni, Province autonome, Ministeri del lavoro e della salute, possono ora accedere a informazioni presenti nel fascicolo sanitario elettronico degli assistiti, potendo così prendere visione di documenti clinici finora espressamente esclusi.
Tali amministrazioni si troverebbero, quindi, ad utilizzare un’enorme mole di dati sensibili che, pur se non immediatamente riconducibili agli interessati, non sono indispensabili per il raggiungimento di finalità diverse da quella della cura.
L’Autorità chiede quindi che:
- la disposizione dell’art. 10 venga stralciata e approfondita nell’ambito di un provvedimento che non abbia carattere d’urgenza;
- l’art. 17 venga modificato affinché i soggetti pubblici interessati possano accedere alle sole informazioni effettivamente necessarie per le rispettive finalità.