Il disegno di legge AS n.1577 nel corso dei lavori della 1° Commissione Affari costituzionali del Senato, cui è stato assegnato in sede referente il 24 luglio 2014, si è arricchito di diversi interessanti contributi, a volte molto critici sulle scelte contenute nel disegno di legge specie in materia di riforma della dirigenza.
Nella seduta del 9 ottobre si è svolta l’audizione del Presidente della Corte dei conti. Fra i diversi punti trattati, quello sulla riforma della dirigenza (art. 10). La Corte sostiene che la riforma proposta non sembra garantire un giusto equilibrio fra l’esigenza di assicurare modelli organizzativi flessibili e la salvaguardia di un’effettiva autonomia dei dirigenti, in quanto aumentano i margini di discrezionalità nel conferimento degli incarichi e vengono introdotti troppi elementi che ne riducono l’ambito di autonomia: abolizione della distinzione in fasce, ampliamento della platea degli interessati, breve durata degli incarichi attribuiti, rischio che il mancato conferimento di una funzione possa causare la decadenza dal rapporto di lavoro.
La Corte prende atto della scelta – connessa con il mutato assetto dei rapporti fra i diversi enti componenti della Repubblica – di abolire la figura del segretario comunale, senza però formulare alcun rilievo su questa decisione e sulle conseguenze negative che comporta proprio sull’autonomia di questi funzionari. La Corte si limita, infatti, ad avanzare alcune considerazioni sul regime transitorio per quanto riguarda la mancata quantificazione degli effetti finanziari conseguenti all’inclusione nel ruolo unico dei segretari oggi inquadrati nelle fasce A e B e alla previsione del nuovo ruolo di quelli inquadrati nella fascia C come responsabili apicali negli enti sprovvisti di dirigenti.