BREVISSIMA …

L’INAIL presenta la relazione annuale 2024  e fotografa i dati sul tragico fenomeno dei morti per lavoro, eufemisticamente chiamate anche “morte bianche”.

Relazione-annuale-Inail-2024

Grafici-Inail- anni 2020 – 2024


Un trafiletto pubblicato il 24 giugno scorso da un noto quotidiano ci informa dell’ennesima tragedia sul lavoro: un lavoratore di 55 anni ha perso la vita a Poggiomarino (NA), precipitando da un’altezza di circa 3 metri mentre effettuava lo scarico delle merci.  È più recente la notizia che in varie zone d’Italia si sono registrati decessi tra lavoratori esposti alle alte temperature di fine giugno e inizio luglio: fra le vittime, il 6 luglio un operaio in appalto, morto per un malore lavorando sulla linea ferroviaria Macerata – Albacina di RFI.

Informazioni che dovrebbero indignare e richiamare l’attenzione delle istituzioni e di noi tutti sul tema della sicurezza nel lavoro e, nello specifico, sul dramma dei decessi per lavoro che continuano a verificarsi, anno dopo anno, nel nostro Paese.

Invece, le istituzioni nulla o troppo poco fanno, in concreto, per affrontare questa tragedia. E resta inascoltato il richiamo del Presidente Mattarella che, da ultimo, nel suo tradizionale discorso di fine anno 2024 al Quirinale, ha dedicato a questo dramma un adeguato spazio.

L’indifferenza è generale. Lo dimostra, fra l’altro, anche l’esito negativo, per mancato quorum, del recente quesito referendario sull’estensione della responsabilità per infortuni al committente, che, almeno, avrebbe potuto avere l’effetto di spingere i committenti a scegliere appaltatori e subappaltatori più strutturati, anziché piccole aziende prive qualsiasi consistenza organizzativa ed economica.

 in  italia 

La relazione annuale 2024 dell’INAIL fotografa ancora una situazione drammatica.

La parola ai dati. Nel corso dello scorso anno, sono stati denunciati 1.202  infortuni mortali sul lavoro, uno in più  rispetto al 2023.

Anche gli infortuni non mortali hanno registrato un lieve aumento, superando quota 593.000, con una crescita di circa lo 0,4% rispetto al 2023, che, però –  avverte l’INAIL-  l’INAIL – “…è imputabile alla componente degli studenti, le cui denunce hanno raggiunto quota 78mila, di cui 2.100 nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto), pari a circa il 10% in più dell’anno precedente” (Relazione annuale 2024 INAIL)

Nel 2024 si conferma la contrazione degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro, ovvero nello svolgimento dell’attività lavorativa (-1,9%, da 421.533 a 413.517), mentre aumentano quelli in itinere,  tornati sui livelli pre-pandemia (+3,1%, da 97.939 a 101.000).

Un dato particolarmente significativo riguarda le malattie professionali nel 2024:  circa 58mila, in aumento del 18,7% rispetto ai quasi 49mila del 2023.

Il fenomeno non si arresta. Solo nel primo trimestre del 2025 risultano 205 denunce di decessi sul lavoro, con un incremento di oltre l’8% rispetto allo stesso periodo del 2024.


Fra le Regioni, il non ambito primato per numero assoluto di vittime in occasione di lavoro spetta alla  Lombardia con 26 decessi, seguita da Campania con 14, Veneto con 13, Piemonte e Toscana con 11.

I settori più colpiti sono quello delle costruzioni, che continua ad  essere l’ambito lavorativo con il più alto numero di morti, seguito da vicino dalle attività manifatturiere e dai trasporti (e magazzinaggio), agricoltura e manifatturiero, comparti tutti notoriamente esposti a rischi cronici legati alle condizioni lavorative.

Fra le Regioni italiane, il non ambito primato per numero assoluto di vittime in occasione di lavoro spetta alla  Lombardia con 26 decessi, seguita da Campania con 14, Veneto con 13, Piemonte e Toscana con 11.

Il settore più colpito è quello delle costruzioni, che continua ad  essere l’ambito con il più alto numero di morti, seguito dalle attività manifatturiere e dai trasporti (e magazzinaggio), agricoltura e manifatturiero, comparti tutti notoriamente esposti a rischi cronici legati alle condizioni lavorative.

 in europa

Dalla lettura dei dati di EUROSTAT e delle principali agenzie europee per la sicurezza risulta che il numero di morti sul lavoro in Italia continua a collocarsi al di sopra della media europea,  che si attesta  intorno ai 20 morti per milione di lavoratori. Contribuisce a questo fenomeno  la significativa presenza nel nostro Paese di  lavoro sommerso e precario.

In particolare, l’Italia ha registrato, nel 2024, un tasso di circa 34 morti per milione di lavoratori, mentre in  Germania il tasso è stato di circa 13 morti per milione; in Francia, di 20 morti per milione; in Spagna, di circa 30 morti per milione,  dato più vicino a quello italiano.

Per l’Italia, quindi, ci sono margini di miglioramento molto ampi, che si potranno raggiungere solo se il Governo deciderà di investire in politiche di prevenzione più nette, in innovazioni tecnologiche per la sicurezza e, soprattutto, in sistemi di controllo più stringenti aumentando, in modo rilevante, il numero di ispettori appositamente formati, oggi  eccessivamente esiguo.

Non basta per combattere il fenomeno il pur apprezzabile impegno dell’INAIL che ci fa sapere di avere puntato nel 2024 su “erogazione di finanziamenti a favore delle aziende che investono in sicurezza (ISI); riduzione dei premi assicurativi alle imprese che realizzano interventi di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza, in aggiunta a quelli obbligatori per legge; iniziative dirette a innalzare i livelli di informazione, formazione e cultura della prevenzione; sviluppo di innovazione tecnologica nel campo della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro da trasferire al mondo produttivo, come l’implementazione di piattaforme di controllo basate sull’Intelligenza Artificiale o sull’impiego di robot o droni per lo svolgimento di attività lavorative pericolose ovvero, ancora, realizzazione di modelli organizzativi e gestionali (MOG) i cui processi produttivi tengono conto di una prevenzione verificabile e certificabile” (Relazione al bilancio INAIL, cit.)

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