La Conferenza Unificata, nella seduta dell’11 settembre, ha raggiunto l’accordo previsto dall’art. 1, comma 91, della legge 56/2014,  per il passaggio delle funzioni non fondamentali delle province. E’ un accordo light che lascia insoluti, e non poteva essere diversamente, due importanti problemi. Il primo dovrà essere risolto dalle Regioni, che hanno tempo fino al 31 dicembre prossimo per decidere se trattenere le funzioni di loro competenza, che poi sono la stragrande maggioranza, o trasferirle ad altri enti o, ancora, mantenerle in capo alle stesse province. L’altro, più grave, attiene all’insufficienza delle risorse disponibili dopo i tagli operati dall’art. 47 del decreto – legge n. 66/2014, ritenuti da tutti non sostenibili dalle province e fonte di prevedibile dissesto per molti enti di area vasta e  per le costituende città metropolitane: parliamo di 444,5 milioni di euro per l’anno 2014 e di 576,7 milioni di euro per l’anno 2015, e di 585,7 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017.

La Conferenza, nella stessa seduta dell’11 settembre, ha espresso parere favorevole sul testo di d.p.c.m. recante i criteri generali per l’individuazione dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative, connesse all’esercizio delle funzioni che devono essere trasferite, ai sensi dei commi da 85 a 97 dell’art. 1 della stessa legge, dalle province agli enti subentranti.

Com’era facile prevedere,  il percorso per la realizzazione del nuovo assetto istituzionale previsto dalla riforma Delrio sarà lungo e irto di difficoltà. L’unica certezza è che entro il 12 ottobre si svolgeranno le elezioni indirette per i consigli metropolitani (escluse Venezia e Reggio Calabria) e provinciali. Il compito dei nuovi amministratori (sindaci e consiglieri comunali) si preannuncia difficile.

 


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