Pubblichiamo il recente protocollo di intesa per la “Salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e confronto come strumento strategico di partecipazione”, sottoscritto il 19 novembre scorso, dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, la Conferenza delle regioni, l’ANCI e i Sindacati confederali.
Attraverso lo stesso le parti firmatarie si impegnano per le seguenti azioni:
1) l’istituzione di un tavolo permanente di confronto nazionale sul riordino degli Enti locali a partire dal tema delle unioni dei comuni al di sotto dei 5000 abitanti, sulla trasformazione delle province, nonché per promuovere un impegno straordinario di ottimizzazione delle risorse disponibili in materia di formazione per la necessaria riqualificazione professionale (anche in relazione alle innovazioni gestionali ed in materia di digitalizzazione delle Amministrazioni);
2) l’istituzione di un tavolo permanente di confronto a livello territoriale/regionale per supportare gli eventuali processi di messa in quiescenza e/o mobilità tra enti dei lavoratori e di attuazione dei percorsi di riqualificazione professionale;
3) l’istituzione di un tavolo specifico sulle società in house al fine di monitorare, semplificare e razionalizzare, in relazione alle specifiche mission ad esse affidate dagli enti soci, tenendo conto della garanzia dei livelli occupazionali utilizzando tutti gli strumenti previsti dalle norme, compresa l’internalizzazione dei servizi;
4) la proposta di norme che consentano di attuare eventuali percorsi di mobilità tra enti non incidendo sugli attuali limiti di spesa e assunzionali previsti per il personale delle amministrazioni riceventi e comunque garantendo la copertura per i trattamenti economici del personale trasferito;
5) il confronto, a livello territoriale/regionale, sui dati relativi agli eventuali esuberi di personale e sull’attivazione di tutti gli strumenti necessari per la salvaguardia occupazionale;
6) il confronto sul monitoraggio sulla contrattazione decentrata in relazione alle unioni comunali di nuova istituzione e per la gestione delle funzioni associate e/o di eventuali altre situazioni meritevoli di attenzione;
7) il confronto sui dati derivanti dal monitoraggio della quantità delle lavoratrici e dei lavoratori precari presenti, disaggregando il dato per tipologia contrattuale;
8) le proposte di modifica, attraverso specifici emendamenti, del disegno di legge di riordino delle province, delle città metropolitane e delle unioni dei Comuni che recepiscano quanto concordato dal protocollo, anche affrontando la questione relativa ai maggiori oneri che potranno derivare dal processo di trasferimento, i quali dovranno essere considerati neutri per le amministrazioni riceventi.
Grande assente all’incontro, l’Upi, associazione che non ha ritenuto opportuno siglare il protocollo.
Questa, infatti, la dura dichiarazione del Presidente dell’unione delle province sull’argomento: “Troviamo davvero assurdo che si decida di firmare un accordo su un testo che, ad oggi, è solo una proposta del governo. (…) Il disegno di legge sulle province non è ancora nemmeno uscito dalla Commissione Affari costituzionali, e considerati gli oltre 800 emendamenti presentati, il rischio è che oggi governo, regioni, comuni e sindacati abbiano dato il loro personale via libera a qualcosa che potrebbe essere ben diversa. A meno che non si cerchino stampelle per continuare ad operare pressioni sul Parlamento. (…) Tra l’altro nell’accordo si parla di tavoli di confronto per gestire i processi di quiescenza e messa in mobilità e per verificare i dati sugli esuberi. Ma il Governo non aveva assicurato che di esuberi non ce ne sarebbero stati?”.