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I limiti del ricorso per cassazione contro il rigetto della revoca di dissequestro di un immobile locato a stranieri irregolari a canone sproporzionato2 min read

Il ricorso per cassazione avverso l’ordinanza che rigetta la richiesta di revoca del provvedimento di sequestro preventivo di un immobile locato a cittadini extracomunitari irregolari a un canone sproporzionato rispetto al valore di mercato è proponibile solo per violazione di legge.

Il controllo affidato al giudice di legittimità riguarda sia l’inosservanza di disposizioni di legge sostanziale e processuale, sia la carenza di motivazione, che si configura ogni qual volta quest’ultima impedisca di comprendere il filo logico seguito dal giudice di merito e risulti, pertanto, del tutto priva dei requisiti minimi di coerenza, completezza e di logicità.

La violazione di legge ricorre altresì quando le linee argomentative del provvedimento siano risultate talmente scoordinate e carenti dei necessari passaggi logici da far rimanere oscure le ragioni che hanno giustificato la decisione.

Nel caso trattato dai giudici della sezione I della Corte di Cassazione, il diniego di revoca del sequestro preventivo di un immobile, ceduto in locazione a cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno in cambio di un canone di assolutamente sproporzionato (€ 3.000,00 mensili), trova giustificazione nel principio secondo cui spetta al giudice del procedimento principale (di cognizione) valutare le fondatezza dell’ipotesi accusatoria, che è posta a base del provvedimento cautelare e deve sostanziarsi nella mera sussistenza in astratto dell’ipotesi criminosa.

La violazione dell’art.12 co. 5 bis del D.Lgs. n. 286 del 1998 (fattispecie introdotta dall’art. 5 del D.L. n. 92 del 2008, convertito, con modificazioni, in Legge n. 125 del 2008) risulta integrata, salvo che il fatto costituisca più grave reato, nell’ipotesi di cessione di un immobile in locazione a titolo oneroso e al fine di trarre ingiusto profitto ad uno straniero che sia privo di titolo di soggiorno.

Di fatto, osservano i giudici della Suprema Corte, il controllo del giudice non può investire la concreta fondatezza dell’accusa, ma deve limitarsi all’astratta possibilità di sussumere il fatto attributo ad un soggetto in una determinata ipotesi di reato (in tal senso, cfr. Cass., Sez. Un. 29 gennaio 1997, n. 00023, Bassi ed altri, rv. 206657; Cass, Sez. IV, 12 dicembre 2001, n. 41388, Andreani, rv. 223196; Cass, Sez.III, 4 novembre 2002, n. 36538, Pianelli, rv. 223075).

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