Transparency International rende noto i risultati della ventiduesima edizione  dell’Indice di corruzione avvertita (CPI 2016). Nonostante l’impegno e le risorse pubbliche impiegate, il nostro Paese resta confinato in classifica ad un 60° posto non certo dignitoso. E in Europa fanno peggio dell’Italia solo la Grecia e la Bulgaria.

Qualche domanda, anche se solo in chiave provocatoria, è doverosa. Nel 2013 eravamo al 69° posto. Qual è la differenza significativa a quattro anni di distanza? E’ il momento di ripensare la politica di prevenzione della corruzione, o vale la pena continuare nelle strategie finora seguite? Funzionano gli strumenti messi in campo dalla L. 190 e dalla normativa di attuazione, o sono solo adempimenti formali?

La risposta ai nostri “dieci lettori”.


Ecco il testo del comunicato di Trasparency CPI 2016

«L’ITALIA GUADAGNA UNA POSIZIONE, MA NON BASTA 

L’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International misura la corruzione nel settore pubblico e politico di 176 Paesi nel Mondo. Oggi, alle ore 12.30, presso la sede dell’Autorità Nazionale Anticorruzione a Roma, i risultati saranno commentati dal Presidente di Transparency International Italia, Virginio Carnevali e dal Presidente di A.N.AC., Raffaele Cantone. Contestualmente, inoltre, i due presidenti firmeranno un protocollo d’intesa in materia di gestione delle segnalazioni di illeciti da parte di dipendenti pubblici. Questo, anche in considerazione del fatto che il nostro Paese non è certo un’eccellenza nella lotta alla corruzione.

La ventiduesima edizione dell’Indice di Percezione della Corruzione vede l’Italia al 60° posto nel mondo, migliorando quindi di una posizione rispetto all’anno precedente. Il voto assegnato al nostro Paese  è di 47 su 100, e ci vede migliorare anche qui, di 3 punti significativi.

In Europa però, la situazione per l’Italia non può dirsi ottimale: si trova infatti come fanalino di coda, seguita solo da Grecia e Bulgaria, rispettivamente al 69° e 75° posto della classifica mondiale.

A guidare la classifica dei virtuosi, ancora una volta, abbiamo Danimarca e Nuova Zelanda, seguiti da Finlandia e Svezia. Non a caso, tutti Paesi che possiedono legislazioni avanzate su accesso all’informazione, diritti civili, apertura e trasparenza dell’amministrazione pubblica.


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