Lo stato di alterazione del conducente dell’auto non deve essere necessariamente accertato attraverso l’espletamento di una specifica analisi medica, ben potendo il giudice desumerlo dagli accertamenti biologici dimostrativi dell’avvenuta precedente assunzione dello stupefacente, unitamente all’apprezzamento delle deposizioni raccolte e del contesto in cui il fatto si è verificato”

Corte di Cassazione, Sezione IV Penale – sentenza n. 2762 del 18/01/2013 – Pres. Dr. SIRENA Pietro Antonio, Rel. ZECCA Gaetanino

CommentoSignificativa la svolta impressa dalla Suprema Corte circa le modalità di accertamento dello stato di alterazione correlato all’ uso di sostanze stupefacenti ai fini della contestazione della violazione di cui all’ art 187 C.d.S.

Il caso è quello di un utente che, (sentenza nr 2762) sorpreso alla guida dell’ auto e successivamente risultato positivo ai cannabinoidi, veniva riconosciuto, sia in primo grado che in Appello, responsabile dal reato di cui all’ art. 187 C.d.S., a fronte dei risultati delle analisi dei liquidi biologici, pur in assenza di specifica visita medica, essendo stata ritenuta, tale prova, sufficiente ad attestare il richiesto stato di alterazione.La Suprema Corte, da un lato ha confermando il principio, ormai consolidato, secondo il quale non è sufficiente, ai fini della contestazione del reato de quo, la mera pregressa assunzione di stupefacenti, rendendosi necessaria la prova di uno stato di alterazione psicofisica correlata all’ assunzione stessa,”attuale” e contestuale rispetto alla condotta di guida, per sancirne l’ antigiuridicità.Dall’ altro, tuttavia, ha svincolato la prova dello stato di alterazione psicofisica dallo svolgimento, nell’ immediatezza, di visita c.d. “obbiettiva” da parte di personale sanitario specializzato, sinora ritenuta imprescindibile, ritenendo possibile la formazione della prova e del conseguente convincimento del Giudice, anche sulla base di altri elementi.

Ribadendo la correttezza dei pregressi giudizi, e degli iter di motivazione sottostanti, la Suprema Corte ha ritenuto documentabile (e documentata) l’ attualità dello stato di alterazione sulla base della concordanza del “significato inequivocabile dell’accertamento tecnico operato attraverso la repertata (ex art. 187 C.d.S.) analisi Asl dei liquidi biologici dell’ Imputato” con le dichiarazioni rese dall’ utente nell’immediatezza dei fatti e lo stato di alterazione rilevato, che la difesa cercava di ricondurre al timore reverenziale nei confronti delle Forze dell’ Ordine procedenti.

La pronuncia in questione peraltro riprende l’ orientamento già espresso dalla medesima Suprema Corte (sentenza 16895) , relativa al caso di un utente, risultato positivo ai cannabinoidi ed alla cocaina dopo aver causato un incidente mortale (-investimento di pedone-), e condannato in primo grado per il solo omicidio colposo e non anche per la guida sotto l’ effetto di stupefacenti.

Il primo giudice di merito non aveva infatti ritenuto sufficiente la valenza probatoria delle risultanze dei referti medici relativi ai liquidi biologici, per la prova del richiesto stato di alterazione psicofisica correlato all’ assunzione di stupefacenti richiesto dall’ art 187 C.d.S.

Con la successiva impugnazione da parte del Procuratore Generale, il processo di appello si concludeva con la condanna anche per il reato di guida in stato di ebbrezza, ritenendo compiutamente fornita la prova circa lo stato di alterazione, conclusione condivisa e confermata anche dalla Suprema Corte come di seguito sintetizzato.

L’ analisi dei liquidi biologici aveva riguardato non solo l’ urina, ove il tempo di permanenza dei cataboliti è lungo, ma anche il liquido ematico, “sia con il test di screening eseguito con metodica EMIT (Enzyme Muitiplied Immunoassay Technique) che con metodica GC/MS (cioè mediante gas cromatografo accoppiato a spettrometro di massa) che aveva evidenziato una concentrazione nel sangue dei metaboliti della cocaina in misura parti a 252 ng/ml, a fronte di un valore soglia di 50 ng/ml.”, e la rilevanza della concentrazione dimostrava, ad avviso della Corte, “l’ attualità dell’ alterazione che costituisce elemento costitutivo della fattispecie”.

Irrilevante è stata altresì ritenuta l’ attestazione del medico curante del pronto soccorso relativa all’ esclusione di “evidenza clinica di etilismo acuto o di intossicazione da sostanze”, sulla base della considerazione che la norma richiede mera “alterazione”, “non necessariamente coincidente con la intossicazione che anzi nella stragrande maggioranza dei casi non viene raggiunta”. Detta “alterazione” è stata ritenuta desumibile, dalla Suprema Corte, dalla “metabolizzazione in corso…. in relazione alla quantità rilevata assai superiore al valore soglia” , precisando che “l’effetto dell’assunzione degli stupefacenti cessa con la completa metabolizzazione da parte dell’organismo e sino a quando questa è in corso si deve ritenere l’assuntore in stato di alterazione, tanto più ove i valori rilevati siano indice di un processo metabolico lungi dal concludersi”.

Infine, doveroso precisare, per quanto attiene le modalità di formazione della prova ricavabile dall’analisi di una matrice biologica, in grado di evidenziare eventuali effetti attuali sul soggetto e non pregressi, che, sia le modalità del prelievo del campione biologico che le metodologie utilizzate “devono rispettare rigorose modalità e in condizioni di sicurezza e affidabilità (consenso dell’interessato, campionamento in almeno tre aliquote, catena di custodia, analisi di screening, analisi di conferma, ecc.)” (Ministero dell’interno – Servizio Polizia Stradale – Circolare ministeriale nr. 300/A/1959/12/109/56 datata 16-3-2012).

Il prelievo per l’accertamento tossicologico deve essere compiuto da personale sanitario, eventualmente anche direttamente sulla strada, avvalendosi per l’analisi di laboratori specializzati. Viceversa, le apparecchiature attualmente nella disponibilità delle Forze di Polizia ed utilizzate direttamente dagli agenti accertatori possono avere esclusivamente la funzione di “precursore” ossia ci si potrà avvalere delle risultanze quali elementi utili per motivare l’obbligo di sottoposizione dell’ utente controllato agli accertamenti clinici e tossicologici di cui si è detto.


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