Il 30 novembre 2016 entrerà in vigore l’obbligo per le associazioni sportive dilettantistiche (per quelle professionistiche c’è già) di dotarsi di un defibrillatore semiautomatico (DAE) presso le strutture dove si svolgono allenamenti e gare. Oltre al defibrillatore, dovranno essere ovviamente presenti una o più persone in possesso del corso BLSD, ovvero persone che siano formate sul corretto utilizzo del DAE.

L’obbligo in passato è stato più volte prorogato, l’ultima proroga era stata effettuata a luglio 2016, quando il decreto a firma del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Claudio De Vincenti, allungò di ulteriori quattro mesi e 10 giorni la precedente scadenza che già il decreto dell’11 gennaio 2016 aveva portato a 36 mesi, anziché fermarsi agli originari 30 mesi dall’ approvazione del 24 aprile 2013 del decreto. La deroga è stata decisa – viene spiegato nel nuovo provvedimento – perché «non sono state ancora completate, su tutto il territorio nazionale, le attività di formazione degli operatori del settore sportivo dilettantistico circa il corretto utilizzo dei defibrillatori semiautomatici».

Dotarsi di un defibrillatore e formare persone con il corso BLSD, al di là dell’obbligo di legge, è qualcosa di fondamentale nella gestione di alcune emergenze sanitarie, soprattutto quelle dove il tempo di intervento deve essere il più breve possibile. L’utilizzo di un defibrillatore è indispensabile in caso di arresto cardio-circolatorio. Tale evento avverso lo si può riscontrare in diverse situazioni, come a seguito di elettrocuzione, o a seguito di un forte trauma, a seguito di ostruzione delle vie aeree o a seguito di morte cardiaca improvvisa.

La morte cardiaca improvvisa colpisce ogni anno una persona su mille, in qualsiasi momento, sia a riposo che sotto sforzo, in persone con o senza patologia cardiaca nota. Molte di queste persone, con un intervento immediato e mirato possono essere salvate. E’ stabilito che la morte cardiaca improvvisa è la più grave emergenza medica in occidente. Spesso la morte cardiaca può avvenire a seguito di un infarto miocardico o comunque a seguito di un “attacco cardiaco”. Questo tipo di problema ha dei segni di allarme che i lavoratori o comunque la popolazione in genere devono conoscere, che sono:

  • dolore al centro del torace o alla mandibola, alla gola o simile al mal di stomaco
  • il dolore è diffuso e non è in un punto preciso, la sensazione è di costrizione, come se qualcosa stesse spingendo e comprimendo il torace del paziente
  • difficoltà di respirazione o senso di debolezza
  • nausea, vomito e sudorazione
  • durante uno sforzo o anche a riposo.

Questi segni possono poi essere seguiti da arresto cardiaco, riconoscibile poiché il paziente: non è cosciente (ovvero non risponde a stimoli sonori e tattili), non respira e non ha circolo.

Questa condizione fa sì che il cuore non funzioni, rappresentando un problema poiché se il cuore non pompa il sangue questo non può raggiungere i tessuti e portargli ossigeno e nutrienti. Quindi l’ossigeno contenuto nel sangue non raggiunge gli organi, che per funzionare necessitano di ossigeno e nutrienti e quindi comincia ad imporsi la necrosi tissutale, ovvero la morte dei tessuti. Uno dei tessuti da salvaguardare per la vita è il tessuto celebrale, il quale comincia ad avere danni dopo 4 minuti che non riceve ossigeno, danni che diventano irreversibili dopo 9 minuti.

Per intervenire in modo corretto e tempestivo è fondamentale quindi che nelle aziende, tra gli astanti, nella squadra in caso di attività sportiva, siano presenti persone in grado di far partire la catena di sopravvivenza ed effettuare interventi di BLSD. Tutto deve partire dalla valutazione della sicurezza della scena e proseguire con la catena di sopravvivenza, che ha come obiettivi quelli di far partire l’iter dei soccorsi in modo efficace e corretto. La prima fase della catena è quella del riconoscimento dei sintomi (coscienza e respiro) con l’allarme precoce, che serve per chiedere aiuto ad altre persone presenti e ad avvisare i soccorsi (112 numero unico delle emergenze europeo); il secondo step è quello della RCP precoce, ovvero in caso di mancanza di coscienza e respiro il paziente deve ricevere una rianimazione cardio polmonare, composta da massaggio cardiaco (30 compressioni con profondità di circa 5 cm ed una frequenza di 100 compressioni al minuto) e due ventilazioni (da un secondo ciascuna dopo aver esteso le vie aeree). Il terzo step è rappresentato dall’utilizzo del defibrillatore semiautomatico, il quale ha il compito di erogare una scarica elettrica che vada a “resettare” il muscolo cardiaco e ne interrompa l’aritmia. Il quarto step è dato dal soccorso avanzato (soccorritori del 112 e medici ed infermieri del pronto soccorso).

Un DAE (defibrillatore) è una macchina di piccole dimensioni che contiene al suo interno due piastre adesive in grado di rilevare le alterazioni dell’attività elettrica del cuore ed erogare una scarica elettrica quando necessaria. È composto da un corpo centrale in grado di analizzare i dati trasmessi grazie alle piastre e fornire indicazioni vocali all’utente che lo sta utilizzando in merito alle procedure da mettere in atto. Tutti i DAE sono dotati di “scatola nera” che registra ogni evento che avviene durante il suo utilizzo. Anche quando non vengono attivati, i DAE effettuano delle check di controllo automatiche per fare in modo che quando serve, lo strumento sia perfettamente funzionante. Quando il DAE, dopo esser stato applicato alla vittima in arresto cardiaco, riconosce una fibrillazione ventricolare, che è un’aritmia maligna del cuore, eroga una scarica elettrica che resetta il muscolo cardiaco e ne interrompe l’aritmia. In caso di emergenza il soccorritore applicherà le piastre al torace della vittima: il defibrillatore a questo punto effettua un’analisi del ritmo cardiaco e consiglia al soccorritore, tramite una voce guida elettronica, come proseguire 5 fasi essenziali da seguire quando si utilizza un DAE:

  • accendere il dispositivo;
  • collegare i cavi delle piastre al defibrillatore;
  • attaccare le piastre adesive sul torace del paziente;
  • consentire l’analisi del ritmo;
  • premere il pulsante shock se espressamente indicato dalla macchina, verificando che nessuno stia toccando il paziente.

Il DAE va utilizzato nel più breve tempo possibile, poiché la probabilità di successo della defibrillazione diminuisce rapidamente nel tempo, ovvero del 10% circa per minuto trascorso dove non viene applicata nemmeno la RCP (rianimazione cardio polmonare). La RCP immediata invece può triplicare la sopravvivenza.

Tutto questo fa capire quanto sia importante fare in modo che i defibrillatori siano sparsi il più possibile sul territorio, che siano accessibili in ogni momento e che ci siano persone in grado di utilizzarli correttamente ed in grado di effettuare una efficace RCP. Le aziende seppur non ancora obbligatorio, dovrebbero nel tempo dotarsi di tale strumento salvavita e formare i propri addetti. Solo in questo modo diminuiremo il numero di morti che in realtà potevano essere salvati con un intervento repentino.


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