Nel corpo umano possono avvenire reazioni immunopatogene, ovvero reazioni che provocano nell’organismo la comparsa di manifestazioni patologiche sia localizzate che sistemiche. Tali reazioni impiegano gli stessi meccanismi dei processi di difesa dagli agenti infettivi, avendo però differente effetto finale, differente bersaglio ed elevata intensità. Le reazioni si possono classificare in 7 tipologie, le allergie rientrano nella classe prima, ovvero nelle reazioni anafilattiche o allergiche.

Le reazioni immunopatogene si possono anche definire reazioni di ipersensibilità distinte in due gruppi:

  • Di tipo immediato: se la manifestazione compare a breve o anche a brevissimo tempo dalla penetrazione dell’antigene nel corpo (prima compaiono i sintomi, più è grave la reazione)
  • Di tipo ritardato: se la stessa compare a distanza di ore o di giorni dall’esposizione.

Nell’era moderna, sempre più persone soffrono di allergie (da non confondere con le intolleranze). Tale problematica, può colpire anche i lavoratori, che possono essere sensibilizzati da sostanze con cui vengono a contatto durante lo svolgimento della loro mansione. Per parlare di allergie e di come devono essere affrontate in ambito di valutazione dei rischi, bisogna sicuramente conoscere come funziona e da dove nasce una reazione allergica.

Le allergie sono quindi una reazione abnorme del sistema immunitario specifico, indotte dalla penetrazione nell’organismo di antigeni normalmente innocui, definiti allergeni. Queste sostanze stimolano nei soggetti geneticamente predisposti un’eccessiva produzione di anticorpi specifici appartenenti alla classe E (IgE), che diventano responsabili della comparsa di fenomeni patologici ogni volta che l’allergene ripenetra nell’organismo. Per comprendere a pieno come trattare e prevenire un’allergia professionale, bisogna capire il meccanismo di azione che si instaura nel sistema immunitario. Normalmente i soggetti normali (non allergici), quando vengono a contatto con un allergene o non sviluppano nessuna reazione oppure sviluppano la sintesi di IgG e IgM. Questo fa si che la risposta immunitaria sia prevalentemente polarizzata verso le cellule Th1 ovvero linfociti T helper di tipo 1. Tale aspetto comporta una produzione di alcune sostanze come citochine quali interleuchina 12 (IL-12) e interferoni (IFN) che favoriscono lo sviluppo di Th1 e bloccano quello di Th2 che invece sono i linfociti che favoriscono il rilascio di IgE responsabili dell’allergia. In un soggetto allergico quindi, vi sarà una polarizzazione dei linfociti helper verso Th2 con la produzione di IgE. Peraltro è stato dimostrato che in tutti i neonati la risposta immunitaria è fisiologicamente polarizzata verso le Th2 e che gradualmente essa vira in senso Th1, ciò spiega il fenomeno dove spesso i bambini soffrono di allergie che crescendo scompaiono. I soggetti allergici sono soggetti che non hanno avuto tale conversione o che semplicemente hanno un genoma atopico, nello specifico hanno una condizione di modificazione poligenica, con il coinvolgimento di geni nel braccio lungo dei cromosomi 5 ed 11 e nel corto del 6.

Quindi per esserci un’allergia dobbiamo avere una predisposizione genetica e l’esposizione ad allergeni. Gli allergeni sono molecole molto diffuse in natura nel regno animale, vegetale e anche minerale. La maggior parte degli allergeni organici è di origine proteica e solo alcuni di natura polisaccaridica. Non tutti sono antigeni completi, alcuni sono apteni, cioè incompleti che acquistano potere antigene soltanto dopo essersi complessati con qualche molecola proteica dell’organismo. Sia nella sensibilizzazione, che nello scatenamento dei sintomi, gli allergeni entrano nell’organismo attraverso tre possibili vie:

  • Via respiratoria (inalazione)
  • Via alimentare (ingestione)
  • Via transcutanea (punture insetti o inoculazione sostanze)

Gli allergeni, una volta entrati nel nostro corpo, vengono fagocitati dalle cellule APC (Antigen Presenting Cells), le quali trasportano l’allergene nei linfonodi e nel contempo effettuano la digestione nei lisosomi formando peptidi che innescano la risposta immunitaria. I peptidi vengono trasferiti dalle stesse APC sulla loro superficie ed esposti con altre molecole, in modo da essere presentati ai Linfociti T helper, che interagiscono grazie ai recettori TCR con i peptidi. I linfociti polarizzati Th2 producono citochine di tipo 2 mentre i linfociti B si differenziano in plasmacellule che sintetizzano e secernono IgE specifiche per l’allergene. Una volta prodotte le IgE passano nel sangue dove interagiscono con i recettori della superficie dei mastociti e dei basofili ematici. Le IgE rimangono fissate a lungo ai recettori di mastociti e granulociti basofili ed in questa posizione esprimono all’esterno il frammento specifico per l’allergene.

Questo primo processo è definito: SENSIBILIZZAZIONE. Per esserci reazione allergica infatti il soggetto deve essere prima sensibilizzato. Nella sicurezza sul lavoro è fondamentale prevenire in tutti i modi la sensibilizzazione del soggetto, andando ad eliminare l’esposizione lavorativa ad allergeni e proteggendosi anche dall’esposizione massiccia ad altre sostanze anche se non classificate come sensibilizzanti. Non essendoci infatti una dose soglia utile alla sensibilizzazione, si deve limitare il più possibile l’esposizione alle sostanze chimiche, soprattutto se allergeni noti.

La fase di sensibilizzazione infatti è dose-dipendente, ovvero tanto maggiori sono le concentrazioni dell’allergene nell’ambiente di lavoro, tanto maggiori sono le probabilità di sviluppare una sensibilizzazione.

Nel soggetto sensibilizzato (dove quindi non è stata fatta prevenzione), quando l’allergene rientra nel corpo interagisce con il frammento delle IgE esposto sui mastociti e granulociti inducendo la fase di scatenamento. La fase di scatenamento nasce a causa di sostanze prodotte dall’incontro tra allergene e recettori delle IgE come l’istamina.

La fase di scatenamento non è dose – dipendente, i sintomi infatti possono comparire anche dopo esposizione a quantità bassissime di allergene per tempi brevi. Anzi, esposizioni ripetute soprattutto se a dosi elevate, possono portare a shock anafilattico, una grave reazione sistemica con brusca insorgenza di collasso cardiocircolatorio per imponente vasodilatazione e marcata dispnea per edema della laringe e broncospasmo.

Sulla base di queste considerazioni è evidente che la prevenzione delle patologie allergiche deve puntare soprattutto sulla prevenzione della sensibilizzazione, riducendo l’esposizione a sostanze in grado di causare allergie ai livelli più bassi tecnicamente possibili. Infatti nei soggetti già sensibilizzati, per prevenire i sintomi non è più possibile ridurre l’esposizione, ma è necessario l’allontanamento definitivo dall’esposizione.

Oltre che ad essere legata ad un genoma atipico, nelle allergie esistono dei fattori predisponenti. Per fattore predisponente si intende una condizione preesistente che favorisce l’insorgenza della malattia occupazionale (ad esempio soggetti che hanno già un’asma allergica non occupazionale sono generalmente più predisposti di altri a sviluppare un’asma allergica occupazionale, soprattutto nei confronti di alcune sostanze). I soggetti portatori di una condizione predisponente sono definibili come iper suscettibili.

Gli allergeni più frequenti sono:

DI ORIGINE VEGETALE:

– Polini di varie piante, soprattutto Graminaceae e Urticaraceae.

– Molecole presenti nel cotone, nel lino e nel crine vegetale.

DI ORIGINE ANIMALE:

– Acari, soprattutto quelli presenti nella polvere ambientale e nella polvere dei materassi.

– Derivanti epidermici di volatili e mammiferi presenti su piume e peli

– Veleni da artropodi

DI ORIGINE MICROBICA:

– Spore di funghi

– Enzimi di B. subtilis presenti nei detergenti biologici

– Liquido idatideo

DI ORIGINE CHIMICA:

– Numerosi composti chimici anche di nuova sintesi, che riportano in etichetta e nella scheda di sicurezza le frasi di rischio relative alla sensibilizzazione. Alcuni detergenti e disinfettanti possono portare ad allergie (clorexidina, glutaraldeide, cloramina t). Attenzione anche ai prodotti cosmetici contenenti persolfati.

DI ORIGINE MINERALE:

– Metalli come Nichel, Cromo, Platino, Cobalto, Carburo di tungsteno.

DI ORIGINE JATROGENA:

– Sulfamidici, alcuni antibiotici, mercuriali, barbiturici, acido acetil salicilico, chinino, arsenicali, iodio, anestetici, anticonvulsivanti, bismuto, sieri immuni eterologhi, vaccini e numerosi altri.

DI ORIGINE ALIMENTARE:

– I 14 allergeni previsti dalla normativa europea di riferimento (REG CE 1169/2011), ma non solo anche altri alimenti come pomodori, aglio, cipolla, cioccolato, alcune spezie, alcuni additivi alimentari (sprattutto coloranti e conservanti) e contaminanti alimentari come spore di Aspergillus e di Candida).

E’ inevitabile che chi per lavoro ha a che fare con le sostanze citate, oltre che con guanti in latice (anche il latice è sensibilizzante), dovrà prestare attenzione e limitare al minimo l’esposizione. Si deve prevenire il rischio partendo dalla valutazione del rischio stesso ed agendo con misure di tipo organizzativo. Ad esempio è buona norma sostituire i guanti in latice con quelli in nitrile.

Inoltre quando possibile si deve sostituire la sostanza chimica sensibilizzante con una che non lo è, ma che ha lo stesso effetto tecnologico nel ciclo produttivo.

Grande importanza lo riveste la formazione del personale, il rischio allergia deve far parte sicuramente delle tematiche affrontate nei corsi di formazione lavoratori parte specifica. I lavoratori devono avere a disposizione le schede tecniche e le schede di sicurezza dei prodotti, utilizzare i DPI idonei per proteggersi durante l’utilizzo. Inoltre deve essere sempre presente l’addetto al primo soccorso che sappia come agire in caso di shock anafilattico o di semplice reazione allergica professionale. I dipendenti esposti a sorveglianza sanitaria, dovranno inoltre comunicare al medico competente tutte le allergie a cui soffrono per capire se sono soggetti ipersuscettibili.

dott. Matteo Fadenti, www.sicurgarda.com


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