La legge 215 del 2021 ha modificato e integrato diversi punti del D.Lgs. 81/08 smi. Alcuni degli aspetti più importanti, li abbiamo trattati in articoli che potete trovare nella sezione sicurezza sul lavoro di Moltocomuni, come le novità sul preposto (clicca qui), le novità sull’addestramento (clicca qui) e riguardo alle sospensioni dell’azienda a seguito di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro (clicca qui).

Un’altra tematica estremamente importante, che è passata forse un po’ in secondo piano, è quella dei Fit Test, da eseguirsi obbligatoriamente sui D.P.I. di protezione delle vie aeree.

L’obbligo di effettuare il Fit Test per chi utilizza mascherine e maschere protettive, nasce dalle recenti modifiche normative (appunto la Legge 215/2021) apportate all’art. 79 del TUSL (D.Lgs. 81/08 smi) sui criteri per l’individuazione e l’uso dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) con particolare riferimento ai dispositivi di protezione delle vie respiratorie (APVR).

A seguito di questa modifica, tutti i lavoratori che utilizzano mascherine, devono effettuare il Fit Test.

Come sopra anticipato, quindi, la Legge 215/2021 ha modificato l’art. 79 del D.Lgs. 81/08 introducendo il comma 2-bis che precisa: “Fino alla adozione del decreto di cui al comma 2 restano ferme le disposizioni di cui al decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale in data 2 maggio 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 1 giugno 2001, aggiornato con le edizioni delle norme UNI più recenti”.

In sostanza il nuovo comma 2-bis introduce l’obbligo per il datore di lavoro, per quanto riguarda scelta, uso e manutenzione dei DPI, di fare riferimento anche a quanto previsto dalle norme tecniche UNI più recenti.

A tal proposito, infatti, ricordiamo che le norme tecniche costituiscono il miglior livello di conoscenze disponibili in merito a un determinato tema e il datore di lavoro ha il dovere di ricorrere al miglior livello di conoscenze disponibili (come previsto dall’articolo 2087 del Codice Civile).

Per quanto riguarda i dispositivi di protezione delle vie respiratorie (APVR), nel 2018 è stata pubblicata la norma UNI 11719 che approfondisce, dettaglia e schematizza i processi inerenti la scelta, l’uso e la manutenzione dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie (APVR) adottando criteri aggiornati e in linea con le evoluzioni tecniche e gestionali più recenti.

La norma UNI 11719:2018, tra le altre cose, prevede che, una volta scelto il dispositivo APVR, vada effettuata una prova di adattabilità del facciale a tenuta sullo specifico operatore (fit test). Questo punto rappresenta la novità e introduce il controllo della tenuta dell’APVR sul viso del singolo lavoratore.

Il fit test è quindi una procedura che permette di verificare l’efficacia dei DPI usati per la protezione delle vie respiratorie (APVR). Negli ambienti di lavoro soggetti a rischio chimico, in presenza di sostanze pericolose o tossiche e in atmosfere con ossigeno insufficiente, dove sono presenti polveri, dove è presente un rischio biologico, i lavoratori vanno tutelati, fornendo maschere facciali idonee e correttamente indossate.

Per essere realmente efficaci le maschere protettive devono aderire perfettamente al volto di chi le indossa.

Al momento il fit test è l’unico strumento scientificamente valido per dimostrare se il dispositivo di protezione individuale fornito dal datore di lavoro ha una tenuta corretta sul viso del lavoratore. Permette inoltre di verificare l’addestramento del personale al corretto uso di questi DPI.

L’insufficiente adattamento al volto dell’operatore e gli errori nell’indossare le maschere facciali sono tra le principali cause della riduzione dell’efficacia della protezione. Secondo alcuni studi ben nel 50% dei casi gli apparecchi per la protezione delle vie respiratorie non raggiungono il livello di protezione atteso perché non aderiscono correttamente al viso.

Ci sono diversi fattori che possono compromettere la tenuta dell’APVR sul viso del singolo lavoratore, ed è ben noto come la non perfetta aderenza di un APVR al viso di chi lo indossa possa comprometterne notevolmente la protezione, consentendo il passaggio dei contaminanti presenti nell’aria ambiente.

Il fit test è, quindi, una procedura che consente di verificare la tenuta del dispositivo APVR sul viso del singolo lavoratore considerando tutte le possibili variabili individuali (forma e dimensione del viso, presenza di barba o baffi, piercing, occhiali, cicatrici, modo di indossare e tenere il dispositivo, etc).

È importante fare il fit test ai DPI perché se l’aderenza della maschera non è perfetta, la protezione non è ottimale. I contaminanti presenti nell’aria possono passare e andare ad intossicare il lavoratore. Sono molti i fattori che possono compromettere la tenuta dell’APVR:

  • variabili individuali, come la forma e la dimensione del viso
  • variabili comportamentali come la barba, i baffi, gli occhiali, piercing e cicatrici
  • variabili tecniche, come la necessità di indossare allo stesso tempo più DPI, quali occhiali di sicurezza, cuffie, caschi; o
  • molto semplicemente il modo di indossare il dispositivo.

Se l’aderenza della maschera non è perfetta, la protezione non è ottimale e i contaminanti presenti nell’ambiente possono passare, andando ad intossicare il lavoratore o a comportargli un danno alla sua salute e/o sicurezza.

Il Fit Test può essere svolto con due modalità: fit test qualitativo, fit test quantitativo.

FIT TEST QUALITATIVO

Un Fit Test qualitativo (QLFT) può essere utilizzato solo per facciali filtranti e semimaschere (con filtri antiparticolato o combinati). I metodi qualitativi possono essere idonei per le maschere complete secondo alcune norme per i Fit Test e solo in alcune circostanze. Il QLFT è un test con risultato Riuscito/Non riuscito che fa affidamento sui sensi dell’utente per provare agenti di test approvati. Quelli predominanti sono:

  • Saccarina (sapore dolce); può testare respiratori con filtro antiparticolato di qualsiasi classe.
  • Bitrex® (sapore amaro); può testare anche respiratori con filtro antiparticolato di qualsiasi classe.

Ciascun metodo QLFT si serve di sette esercizi, eseguiti per 1 minuto ciascuno:

  • Respirazione normale.
  • Respirazione profonda.
  • Spostamento della testa da un lato all’altro.
  • Alzare e abbassare la testa.
  • Piegamento sulla vita.
  • Leggere/parlare a voce alta.
  • Respirazione normale ancora una volta.

FIT TEST QUANTITATIVO

Un Fit Test quantitativo (QNFT) può essere utilizzato per qualsiasi respiratore aderente. Prevede l’utilizzo di uno strumento per misurare le perdite intorno al volto e produce un risultato numerico chiamato Fit Factor. Esistono tre protocolli di test QNFT comunemente accettati:

  • L’aerosol generato utilizza un aerosol non pericoloso, come il sale comune (NACl) generato in una camera di test.
  • Il contatore dei nuclei di condensazione (CNC) utilizza l’aerosol ambientale e non richiede una camera di test.
  • La pressione negativa controllata (CNP) utilizza un test che crea un vuoto bloccando temporaneamente l’aria. (Esiste anche un quarto metodo, che è una versione abbreviata di questo.)

I QNFT si servono degli stessi sette esercizi dei test QLFT (negli Stati Uniti, più un ulteriore test della “smorfia” in cui il soggetto sorride o si acciglia per 15 secondi).

Per i respiratori a semimaschera è richiesto un Fit Factor pari almeno a 100, mentre per un respiratore facciale completo a pressione negativa occorre un Fit Factor di almeno 500 (Stati Uniti) o 2.000 (Regno Unito).

Oltre al fit test che va eseguito su uno specifico lavoratore in funzione dell’utilizzo di uno specifico modello di maschera o mascherina, il lavoratore ogni giorno, prima di lavorare con un APVR dovrebbe effettuare un test della tenuta. Tale verifica potrebbe essere anche richiesta dalle normative nazionali, a meno che non si tratti di un utilizzo volontario. Un Fit Test garantisce la compatibilità e la tenuta del respiratore, ma il test della tenuta da parte dall’utente mira ad accertarsi che lo strumento sia indossato correttamente di volta in volta.

Gli utenti possono eseguire una verifica della tenuta a pressione positiva o negativa:

  • Una verifica a pressione positiva consiste nel bloccare la valvola di esalazione su un respiratore facciale a semimaschera o completo, oppure nel coprire la superficie del respiratore su un facciale filtrante, di solito con le mani, cercando di respirare. Se si crea della pressione, significa che non vi sono perdite di aria lungo i bordi del respiratore.
  • Una verifica a pressione negativa consiste nel bloccare le valvole di ingresso su un respiratore facciale a semimaschera o completo, oppure nel coprire la superficie del respiratore su un facciale filtrante, di solito con le mani, cercando di respirare. Se non entra aria, la tenuta è buona.

Tornando al fit test, per concludere, si può dire che al di là dell’obbligo normativo, tale procedura è assolutamente importante per la reale tutela della salute del lavoratore. Il fit test va eseguito da persone esperte, con appositi strumenti, per permettere un risultato veritiero e che possa davvero essere un utile strumento di prevenzione di situazioni di rischio.

Il fit test si deve ripetere ogniqualvolta cambiano i DPI utilizzati (quando si cambia marca e modello di mascherina), quando cambia il look di barba e baffi che il lavoratore vuole tenere ed a seguito di cambiamenti del volto del lavoratore che possano modificare l’aderenza, come variazioni di peso o interventi odontoiatrici / chirurgici.

Dott. Matteo Fadenti

www.sicurgarda.com

 


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