Quando in un luogo di lavoro, come ad esempio un ufficio, si parla di sicurezza sul lavoro, molte persone, erroneamente, tendono a percepire come rischio solo quello derivante dagli infortuni, tralasciando o non riconoscendo invece il rischio serio delle malattie professionali.

I lavoratori devono capire cosa è una malattia professionale e riconoscerla per poi riuscire a prevenirla. In questo senso è fondamentale la formazione obbligatoria introdotta dagli accordi stato-regioni, per tutti i lavoratori di qualsiasi settore. Tale argomento è di grandissima importanza, non solo perché le patologie professionali sono in continuo aumento, rispetto agli infortuni che invece sono in calo, ma soprattutto perché la malattia professionale è molto più difficile da prevenire rispetto all’infortunio. Questo perché se il danno dell’infortunio viene percepito in modo immediato dal lavoratore che quindi una volta individuato il pericolo cambia il suo comportamento per prevenire appunto un eventuale danno, per la patologia ciò non avviene, poiché il danno non arriva dopo una singola esposizione ad una fonte di pericolo, ma dopo tanto tempo. Perciò non essendo immediato il danno, spesso questi rischi, come la postura, il rumore, l’esposizione a sostanze chimiche, vengono trascurati, fino alla comparsa del sintomo, momento nel quale non si può più effettuare nulla per prevenire la comparsa della patologia. Per capire meglio questo concetto deve però essere chiaro, che cosa è una malattia professionale.

La malattia professionale è un evento dannoso alla persona che si manifesta in modo lento, graduale e progressivo, involontario e in occasione del lavoro. Nella malattia professionale, diversamente che nell’infortunio, l’influenza del lavoro nella genesi del danno lavorativo è specifica, poiché la malattia deve essere contratta proprio nell’esercizio ed a causa di quell’attività lavorativa o per l’esposizione a quella determinata noxa patogena.

In Italia le malattie professionali sono soggette ad assicurazione obbligatoria presso l’INAIL, che in caso di patologia eroga al lavoratore malato diverse tipologie di prestazioni previdenziali. L’elenco delle malattie professionali indennizzabili è contenuto nel DPR n. 1124/65 (cd. malattie “tabellate”), ma ciò non esclude che altre malattie siano riconosciute come tali in seguito a specifici accertamenti, anche giudiziali. Con decreto ministeriale del 9 aprile 2008 è stato emanato un elenco aggiornato delle malattie professionali dell’industria e dell’agricoltura, per il cui riconoscimento vige la presunzione legale d’origine.

La metodologia medico-legale classica per il riconoscimento di una malattia professionale esige l’osservanza di un iter valutativo che si può riassumere nei seguenti punti, tutti necessari e fondamentali

1.identificazione dell’agente professionale o della mansione lavorativa ipoteticamente responsabile;

2.Evidenza scientifica della capacità lesiva della sostanza e della mansione attestata da Organismi nazionali o internazionali;

3.Esposizione lavorativa accertata e per tempi abbastanza significativi per durata e quantità;

4.Tipologia della malattia uguale a quella comunemente indotta dalla sostanza (o correlata alla mansione);

5.Manifestazione della malattia dopo diversi anni di esposizione.

Questo iter, dimostra quanto sia importante elaborare un documento di valutazione dei rischi, che possa identificare, valutare e ridurre i rischi presenti sul luogo di lavoro che possono poi dar vita ad una patologia professionale. Inoltre è di fondamentale importanza la formazione al lavoratore che possa fare in modo che questo abbia una corretta percezione dei rischi a cui è esposto. Infatti se con i procedimenti formativi, con l’informazione, con programmi di addestramento e con la stesura di un documento di valutazione dei rischi efficace, si riesce ad evitare che il lavoratore si abitui ai rischi a cui è esposto, tenendo viva la percezione del pericolo, questo sarà in grado di riconoscere il rischio, affrontarlo in modo corretto riducendone la probabilità di accadimento.

Sono tante infatti le malattie professionali che possono essere presenti in un luogo di lavoro come quello di un ufficio:

–          Patologie legate allo stress lavoro correlato

–          Patologie osteo-articolari e muscolo-tendinee (mal di schiena, lombalgie, sciatalgie, tunnel carpale, tendiniti)

–          Patologie legate all’esposizione ad agenti chimici (irritazioni, intossicazioni)

–          Patologie legate all’utilizzo del videoterminale o all’esposizione ad agenti fisici[1]

In generale l’elenco di malattie che prevedono denuncia obbligatoria sono:

Riferimento D.M. 14/01/2008

  • Gruppo 1- Malattie da agenti chimici
  • Gruppo 2- Malattie da agenti fisici
  • Gruppo 3- Malattie da agenti biologici
  • Gruppo 4- Malattie dell’apparato respiratorio
  • Gruppo 5- Malattie della pelle
  • Gruppo 6- Tumori professionali
  • Gruppo 7- Malattie psichiche e psicosomatiche da disfunzioni dell’organizzazione del lavoro incluse solo nella lista II

 


[1] Nel 2012 la Cassazione di Brescia con  sentenza 17438 della Sezione lavoro – ha respinto il ricorso con il quale l’Inail contestava il diritto alla rendita per malattia professionale, con invalidità dell’80%, riconosciuto dalla Corte di Appello di Brescia a favore di un manager bresciano che per dodici anni, per cinque-sei ore al giorno, aveva usato – per motivi di lavoro – il telefonino o il cordless sviluppando una grave patologia tumorale all’orecchio sinistro dove appoggiava il cellulare. In questo modo per la prima volta, viene riconosciuto come malattia professionale un tumore provocato dall’utilizzo di un cellulare.


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