IN POCHE PAROLE…

E’ pubblicato nella  Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre scorso il decreto- legge sulla proroga di diversi termini normativi per l’anno 2024, in vigore dallo scorso 30 dicembre.

Fra le “mille proroghe” anche quella per i componenti delle Corti di Giustizia Tributaria di primo e di secondo grado, con la finalità di rallentare l’uscita anticipata di quelli in servizio per raggiunti limiti di età,  che provocherebbe la paralisi della giustizia tributaria, ancora priva dei provvedimenti di attuazione, specie organizzativa, della riforma del 2022.

Decreto- legge 30 dicembre 2023, n. 215.


Anche  quest’anno è arrivato “puntuale” a fine dicembre il decreto che proroga diversi termini normativi per il 2024.

Molti gli ambiti e i comparti interessati dalla proroga dei termini normativi: pubblica amministrazione,  sicurezza-difesa, economico -finanziario,  sanitario,  scolastico,  culturale, appalti pubblici (per gli interventi PNRR), giustizia, ambiente e sicurezza energetica, livelli essenziali delle prestazioni – LEP, editoria, ecc.

Fra le altre, ha trovato spazio anche la proroga dei termini di uscita anticipata dei giudici e magistrati in servizio presso le Corti di Giustizia Tributaria, di primo e secondo grado. La disposizione, un po’ nascosta nel testo del comma 4 dell’art. 3 del su detto decreto, sostituisce, all’art. 3, comma 6, del milleproroghe 2023  (D.L. 198/2022), le parole «sono prorogati di un anno» con le  seguenti: «sono  prorogati di due anni» .

L’effetto di questa modifica, immediatamente comprensibile solo agli addetti ai lavori e ai diretti interessati, è la proroga di un ulteriore anno (in tutto due) dei termini di cessazione anticipata dal servizio dei giudici e magistrati tributari a tempo parziale, come regolati per quelli in servizio dalla versione originaria dell’art. 8, comma 1, della L.130/2022 di riforma della giustizia e del processo tributario. Interessati, subito, alla proroga sono i giudici tributari che, compiuti 74 anni nel corso del 2023, sarebbero dovuti cessare dall’incarico con il 1° gennaio del nuovo anno. Invece, grazie alla proroga, cesseranno dal servizio il 1° gennaio 2025 “qualora abbiano compiuto settantaquattro anni di età entro il 31 dicembre 2024, ovvero al compimento del settantaquattresimo anno di età nel corso dell’anno 2025”, come avverte il neoistituito Dipartimento della Giustizia tributaria con la nota subito trasmessa ai Presidenti delle Corti di giustizia e ai Direttori di detti uffici perché provvedano in conseguenza, anche ai fini del trattamento econmico fisso mensile.

Questa proroga, che segue quella del dicembre dello scorso anno, certifica le difficoltà di una riforma che il legislatore del 2022, in modo velleitario, ha ritenuto attuabile in poco tempo, ma che nei fatti fatica a decollare. E’ noto, infatti, che il concorso per il passaggio diretto dei magistrati in servizio presso le Commissioni tributarie alle Corti di giustizia tributaria è stato un fallimento peraltro “annunciato” (:l’interpello per 100 unità ha registrato solo 27 adesioni), mentre quello per i giudici professionali non risulta ancora bandito, a distanza di oltre un anno e quattro mesi dalla pubblicazione in Gazzetta della legge 130/2022 (Gazz. Uff. 1.9.2022, n. 204).

Riassume lo stato di (scarsa) attuazione della riforma il puntuale articolo del professore Giuseppe Ingrao “Riforma processo tributario: cosa è stato attuato a distanza di un anno” (in QutodianoPIÙ, 16 settembre 2023), di cui si consiglia la lettura.

Alla  ricostruzione dell’esimio articolista di quanto poco  già attuato manca un solo tassello: la creazione di un nuovo Dipartimento con direttore generale già in carica (lo stesso gran commis che guidava la direzione della giustizia tributaria ma in posizione dirigenziale inferiore), e la previsione di nuovi dirigenti (altri 18 circa solo presso  le segreterie delle Corti, spesso carenti invece di personale operativo), ossia la solita tempestiva moltiplicazione non  proprio urgente dell’ “alta burocrazia”, sempre più di stretta estrazione fiduciaria, affollata, come da tradizione, da tanti generali con pochi semplici civil servants da indirizzare, coordinare, controllare e valutare, con conseguente ingiustificato aggravio di spesa specie in un periodo in cui si chiede di economizzare.

I contribuenti, quindi, dovranno ancora pasientare per disporre di processi gestiti dalla magistratura togata a tempo pieno, invero formata da giudici, per carriera e stipendio, per così dire, un po’ di serie “B”. Sarà necessario aspettare ancora molto, senza anticipare frettolose conclusioni teoriche, per valutare se la nuova magistratura professionale saprà assicurerà, come da aspettive, davvero una maggiore qualità e celerità dei processi (in realtà, già abbastanza veloci nei primi due gradi di giudizio).

Per l’auspicato miglioramento della giustizia tributaria sarà indispensabile il contributo anche degli altri protagonisti del processo: il personale degli uffici finanziari, che dovrà essere formato nell’utilizzo dell’istituto del contraddittorio procedimentale generalizzato e dello strumento della motivazione rafforzata, come da novellato statuto del contribuente, e degli strumenti deflattivi del contenzioso; gli addetti alla difesa erariale, i cui organici andrebbero urgentemente rafforzati (specie quelli dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione); il personale delle segreterie delle Corti, che hanno l’importante compito di far funzionare la macchina amministrativa e lo svolgimento delle utenze. Un salto di qualità è auspicabile anche da parte dei difensori tributaristi.

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Buon lavoro a tutti e buon proseguimento del nuovo libro di 364 pagine ancora da sfogliare!

La redazione


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