Il rumore è uno di quei fattori di rischio presenti nei luoghi di lavoro che possono provocare a lungo termine la comparsa di malattie professionali. Non solo, spesso il rumore può agire sull’attenzione e sulla concentrazione del lavoratore portandolo ad un aumento del rischio infortunistico.

Tale problema diventa crescente soprattutto nei lavoratori a fine carriera, dove spesso il rischio rumore ha provocato delle importanti perdite uditive. La prevenzione però va fatta sin da subito.

Ovviamente tale rischio va gestito con misure di prevenzione e di protezione collettiva prima ed individuale poi. Tuttavia il lavoratore può avere dei comportamenti nella vita privata che possono andare ad interagire positivamente o negativamente con il rischio rumore, proteggendolo o meno dal rischio di ipoacusia professionale.

L’alimentazione può essere un aiuto nella prevenzione dei rischi lavorativi da rumore, sia per quanto riguarda gli effetti uditivi che per quelli extra uditivi.

Alimentazione e rischio rumore: danni uditivi
Per quanto riguarda il rischio rumore, a livello generale, la sordità può essere contrastata attraverso una sana alimentazione, e soprattutto si possono combattere tramite una dieta ben calibrata anche i danni extra uditivi del rischio rumore, che spesso sono simili a quelli portati dallo stress lavoro correlato. Peraltro la perdita di capacità uditiva non è solo collegata al rischio rumore ma anche all’invecchiamento. Questo tema è importante poiché sono molte le denunce di malattia professionale a carico dell’apparato uditivo, ad esempio nel 2014 sono state 1796 le malattie dell’orecchio protocollate dall’INAIL.

Contro queste tipologie di rischio è chiaro che si deve intervenire con la prevenzione e la protezione all’interno del luogo di lavoro, ma questi interventi possono essere coadiuvati in parte anche dalla dieta. A livello generale, per prevenire la sordità, soprattutto nelle persone di sesso maschile, una dieta ricca di acido folico, può aiutare.

Uno studio, presentato ad un congresso dell’American Academy of Otolaryngology-Head and Neck Surgery Foundation, ha dimostrato come l’acido folico, che si trova in abbondanza in alcuni alimenti come le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga), le arance (e il succo di arancia dal concentrato), i legumi, i cereali, frutta come limoni, kiwi, fragole e nel fegato, può essere un’arma utile per la prevenzione dei danni all’apparato uditivo.

I dati raccolti derivano da circa 3600 uomini che hanno avuto una perdita di udito più o meno accentuata. In queste persone sono state analizzate le abitudini alimentari, per capire l’introito di vitamine, antiossidanti ed altri micronutrienti: la loro dieta è stata valutata regolarmente nel tempo perché i partecipanti provenivano dall’Health Professionals Follow-Up Study, che ha seguito dal 1986 al 2004 oltre 50 mila uomini sottoponendo loro ogni anno anche questionari specifici per valutarne l’alimentazione. I risultati dell’analisi hanno svelato che vitamina C, vitamina E e il betacarotene non hanno alcun ruolo protettivo sull’orecchio.

Infatti la perdita dell’udito, in questo campione, si è dimostrata indipendente dalla quantità di antiossidanti introdotti con la dieta. Invece, gli over 60 che consumavano molti cibi ricchi di folati o prendevano supplementi a base di acido folico (o vitamina B9) registravano una riduzione del 20 per cento del rischio di sordità più o meno consistente.

Il dato si riferisce soprattutto alla popolazione di uomini, poiché sono i più colpiti dal problema. Allo stesso congresso, peraltro, è stato presentato uno studio che dimostra la maggior fragilità dell’orecchio maschile rispetto a quello femminile.

Gli autori, analizzando i test audiometrici di 5.290 persone fra i 20 e i 69 anni, si sono accorti che il 13 per cento soffre di perdita dell’udito indotta dal rumore, ma soprattutto che negli uomini il rischio è due volte e mezzo superiore a quello delle donne.

Ascoltare musica a tutto volume o fare un lavoro in cui si è esposti a lungo a rumori molto intensi, quindi, fa più male alle orecchie maschili. Diventa quindi utile per i lavoratori esposti a tale rischio, assumere un quantitativo corretto di folati.

Del resto non è la prima volta che le ricerche indicano un effetto protettivo sull’udito per la vitamina B9, che abbonda negli spinaci e nell’insalata, nei legumi, nel lievito, nel fegato e in prodotti arricchiti (spesso si tratta di cereali a cui vengono aggiunti folati).

Parlando di invecchiamento dell’età lavorativa, alcuni anni fa uno studio olandese che ha coinvolto oltre 700 persone fra 50 e 70 anni, ha dimostrato che i folati riducono l’entità dell’inevitabile perdita dell’udito nell’invecchiamento.

In quel caso i partecipanti hanno assunto per tre anni 800 milligrammi di acido folico al giorno (l’introito giornaliero raccomandato è 200 milligrammi, 400 per le donne in gravidanza) oppure un placebo: chi prendeva l’integratore sentiva meglio e soprattutto aveva perso di meno la capacità di udire i suoni bassi. Secondo gli autori, che pubblicarono i loro risultati sugli Annals of Internal Medicine, tutto potrebbe dipendere dall’omocisteina circolante, che l’acido folico sarebbe in grado di ridurre esercitando così i suoi effetti benefici sia sull’orecchio sia sulla prevenzione cardiovascolare.

Infatti l’eccesso di omocisteina nel sangue è stato chiamato in causa come elemento che facilita aterosclerosi e malattie di cuore e vasi. Al momento le certezze scientifiche sul meccanismo per cui i folati hanno questo effetto non ci sono, però è ovvio che per chi è esposto a rumore mangiare più spesso verdura a foglia verde e legumi non può che avere un effetto positivo sull’udito.

Sempre parlando di rischio rumore, anche l’alcol può avere, come per altri rischi, un effetto deleterio per l’udito. Nello specifico l’effetto cronico dell’alcol sul sistema nervoso periferico può portare a polineuropatia tossica e carenziale (tremori, parestesie, dolori notturni, disturbi motori, astenia muscolare, neurite ottica, effetti tossici su nervo acustico e nervo vestibolare).
Infine l’alcol crea anche danni all’udito acuti, ovvero abbassa la percezione del rumore, che può comportare un rischio maggiore di incidente e di infortunio. Ecco quindi un altro motivo per cui non si dovrebbe assumere alcol prima e durante il lavoro.

Alimentazione e rischio rumore: danni extra-uditivi
Come riportato nel capitolo specifico il rumore non crea solo danni uditivi ma anche extra uditivi. I principali apparati del nostro organismo coinvolti dall’esposizione al rumore sono:
-apparato cardiovascolare: uno degli apparati più colpiti dal rischio rumore è proprio l’apparato cardiovascolare.

Nello specifico il rischio preso in esame provoca vasocostrizione con un conseguente aumento della pressione arteriosa, l’aumento della frequenza cardiaca e la diminuzione della gittata cardiaca. Inoltre nel soggetto esposto al rumore, si possono riscontrare alterazioni elettrocardiografiche simili a quelle che si ritrovano durante i test da sforzo.

Tali effetti comunque sono stati rilevati solo per brevi periodi di tempo legati all’intensità dell’esposizione e non è noto se possano diventare irreversibili. Alcuni studi hanno inoltre indagato sull’aumento di incidenza di ipertensione in lavoratori esposti a livelli “alti” di rumore, ovvero superiori a 85 dB. In questo caso a confermare quanto ricercato, c’è il dato che dimostra che nelle zone inerenti agli aeroporti vi è un aumento di consumo di farmaci attivi sull’apparato cardiovascolare.

Nonostante questo dato però, non è stata dimostrata alcuna correlazione diretta tra deficit uditivo e ipertensione così come non è stato dimostrato il diretto collegamento tra esposizione a rumore e patologia ischemica.

A prescindere dagli studi, se il rumore aiuta il sopraggiungere di danni cardiovascolari, così come lo stress lavoro correlato, è utile curare la dieta come specificato dalle linee guida dell’INRAN:
• Aumentare il consumo di frutta fresca, verdure e ortaggi di tutti i tipi, privi di grassi e ricchi di vitamine, minerali e fibre.
• Aumentare il consumo di legumi, come fagioli, piselli, ceci, fave e lenticchie. I legumi rappresentano una fonte preziosa di proteine e sono privi di grasso: per questo possono sostituire la carne.
• Aumentare il consumo di pesce. L’effetto protettivo è dovuto al tipo di grassi contenuti nel pesce (omega-3) che riducono il rischio di malattie cardiovascolari. Mangiare pesce due o tre volte alla settimana.
• Privilegiare gli oli vegetali, in particolare l’olio extra-vergine di oliva e gli oli di semi (di mais, di girasole), limitando il consumo di grassi di origine animale come il burro, il lardo, lo strutto e la panna, che contengono elevate quantità di grassi saturi. Ricordare che gli oli hanno un alto valore energetico.
• Privilegiare le carni magre, come pollo e tacchino (senza pelle), vitello e coniglio, limitando il consumo di carni rosse e grasse, come maiale, oca, anatra. È buona norma eliminare il grasso visibile e non raccogliere il grasso di cottura. È preferibile la cottura alla griglia, alla piastra o al vapore, limitando tutti i piatti che necessitano di salse ricche di grassi. Non consumare carne tutti i giorni.
• Limitare il consumo di insaccati, come salsicce, wurstel, salame, mortadella. Preferire i salumi magri, come prosciutto crudo, speck, bresaola, ricordando comunque che possiedono un alto contenuto di sale.
• Limitare il consumo di formaggi, preferire i formaggi freschi a basso contenuto di grassi (come la ricotta di mucca). I formaggi non vanno mangiati alla fine del pasto, ma vanno considerati sostitutivi della carne o del pesce.
• Ridurre il consumo di dolci, perché questi alimenti sono ricchi di grassi e zuccheri. Preferire i dolci fatti in casa, purché preparati con grassi vegetali e in quantità moderate. Limitare il consumo di dolci di produzione industriale.
• Privilegiare gli alimenti ricchi di amido, come pane, pasta, patate, polenta, cercando di utilizzare prodotti integrali ricchi di fibre. Questi alimenti hanno un alto valore energetico ma non contengono elevate quantità di grasso. Limitare pasta, pane e riso in caso di sovrappeso o obesità.
• Limitare il consumo di cibi con elevato contenuto di colesterolo, come le uova, a non più di due volte a settimana. Fanno parte di questa categoria anche le frattaglie (cervello, fegatini, rognone).
• Limitare il consumo di sale, perché aumenta la pressione arteriosa. Ridurre il sale aggiunto agli alimenti sia durante la cottura che prima del consumo, sostituendolo con spezie ed erbe aromatiche. Prestare attenzione al sale contenuto nei cibi confezionati (formaggi, pane, cibi in scatola, insaccati, alimenti conservati sotto sale, sott’olio o in salamoia).
• Limitare l’uso di bevande zuccherate, preferendo spremute e succhi di frutta non zuccherati.
• Controllare (o se possibile meglio eliminare) il consumo di bevande alcoliche: non più di 2-3 bicchieri di vino al giorno per gli uomini e 1-2 per le donne, tenendo conto che una lattina di birra o un bicchierino di liquore possono sostituire un bicchiere di vino. Vino e birra, consumati durante il pasto purché in quantità moderata, possono ridurre il rischio di infarto e ictus.

L’alcol aumenta la pressione arteriosa e danneggia il fegato. Pertanto non è indicato in coloro che hanno la pressione elevata. Ricordare che l’alcol interferisce con i farmaci e può provocare effetti indesiderati.

-apparato endocrino: i danni all’apparato endocrino derivano dal fatto che rumori superiori ad 85 dB portino alla secrezione di cortisolo e di catecolamine, con conseguente comparsa di ipertensione. Tale problema può essere affrontato con un’alimentazione anti-stress, come riportato nel capitolo dedicato.

-apparato digerente: i danni in questo caso derivano dall’aumento della secrezione gastrica e di quella salivare. Comunque non è stato documentato il rapporto diretto tra esposizione a rumore e patologie dell’apparato gastro enterico. In questo caso può essere utile una alimentazione atta a tutelare l’apparato gastro enterico dall’attacco dell’eccessiva secrezione di succhi gastrici. Molto importanti saranno gli spuntini di metà giornata per non lasciare mai del tutto vuoto lo stomaco sotto l’attacco dei succhi gastrici.

-apparato visivo: anche l’apparato visivo può essere colpito dal rischio rumore. Infatti l’esposizione a questo rischio può determinare difetti nella percezione dei colori e difficoltà nella visione notturna. Anche in questo caso l’alimentazione atta a prevenire i danni alla vista, come riportato nel capitolo di seguito, può comportare un piccolo aiuto da associare alle misure di prevenzione e protezione contro il rumore.

-apparato vestibolare (parte dell’orecchio interno che comprende gli organi del senso di equilibrio): in questo caso il rischio deriva dall’esposizione di rumori molto forti, superiori ai 100 dB. In queste situazioni può nascere vertigine per stimolazione diretta dell’organo vestibolare, ma tale situazione difficilmente può presentarsi nel settore sanitario.

Ovviamente come già largamente riportato in tutto lo studio, l’alimentazione non può essere l’unico strumento di prevenzione e cura dei danni, si deve in primo luogo ridurre il rischio lavorativo attraverso la prevenzione e la protezione. L’alimentazione, insieme allo stile di vita, possono essere un buon aiuto ma non l’unica soluzione.

Dott. Matteo Fadenti


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