Brevissima…
L’economia italiana parte bene nel 2025, ma l’incertezza globale, i dazi USA e la fiducia in calo frenano la crescita. Prezzi energetici e tassi in discesa aiutano, ma investimenti e consumi restano deboli. Eurozona stabile, USA in rallentamento, Cina ancora in espansione.
Nel primo trimestre del 2025 l’economia italiana ha mostrato un’insperata vitalità, con un PIL in crescita dello 0,3% grazie alla ripresa dell’industria. Tuttavia, le prospettive per il secondo trimestre appaiono meno favorevoli: l’incertezza generata dai dazi statunitensi e dalle decisioni altalenanti dell’Amministrazione Trump sta frenando l’export e rallentando gli investimenti.
Nel frattempo, il calo dei prezzi energetici — gas, elettricità e petrolio in forte ribasso rispetto a febbraio — sta contribuendo ad attenuare le pressioni inflazionistiche in Europa, aprendo la strada a ulteriori tagli dei tassi da parte della BCE, già scesi al 2,25%. Al contrario, negli Stati Uniti, dove l’inflazione resta sostenuta, la Federal Reserve mantiene una linea attendista, con i tassi fermi al 4,5%.
Sul fronte interno, gli investimenti mostrano segnali di debolezza, con fiducia in calo tra le imprese e incertezza crescente. I consumi offrono un quadro contrastato: da un lato l’occupazione in crescita sostiene il reddito reale delle famiglie, dall’altro la flessione della fiducia potrebbe frenare la spesa. Le vendite al dettaglio risultano in calo, mentre le immatricolazioni auto registrano un lieve rimbalzo.
Il settore dei servizi evidenzia un andamento incerto: il turismo continua a crescere, ma il fatturato delle imprese è in calo e la fiducia peggiora. Nell’industria, la produzione torna positiva dopo cinque trimestri negativi, ma l’impatto dei dazi USA minaccia la ripresa, e la fiducia degli operatori resta bassa.
Anche l’export, in crescita all’inizio dell’anno (+4,6%), potrebbe rallentare nei prossimi mesi a causa delle nuove barriere commerciali. In ambito internazionale, l’Eurozona ha iniziato l’anno con un’espansione contenuta, trainata dalla Germania, mentre gli Stati Uniti registrano un calo del PIL, pur mantenendo una buona dinamica occupazionale. La Cina, infine, mostra una crescita robusta, sospinta da export e investimenti pubblici, ma già si intravedono segnali di rallentamento.
Fonte: www.confindustria.it